mercoledì 20 aprile 2011

da una gentile lettrice

Ciao Teresio, finalmente posso rispondere al tuo messaggio; ho appena terminato di leggere “Volevo vedere l’Africa”. Mi piacerebbe dire cosa ne penso e non è facile iniziare. Se parto dalle emozioni devo prendere atto che la più grande è sicuramente la commozione. Perché è la storia di un giovane? Di un giovane, molto intelligente, che scopre strada facendo il senso della vita o che, perlomeno, cammin facendo, fa il possibile perché un senso sempre ci sia? Perché è una storia speciale, con tanto vissuto, e potrebbero volerci tre o quattro vite per racchiudere quanto è stato vissuto da lui? Perché è un concentrato di coraggio, buon senso, equilibrio e non solo questo, in un ragazzo così giovane? Perché non è un romanzo, ma è vita vissuta? Perché è un parente? Perché la sua mamma mi è stata molto cara? Perché il suo papà era fratello amatissimo del mio, e lo ricordo con tanta simpatia? (potrie raccontarti io un episodio esilarante di tuo nonno e mio papà) Perché sua sorella è mia madrina? A proposito: che bel momento, per me, quello della descrizione della lettera in bianco! Come mi sono sentita sempre privilegiata di avere la possibilità di “vedere” le espressioni dei volti, delle tante persone conosciute, nelle varie vicende che narri,e riconoscerli, esattamente come li ha memorizzati il mio cuore. E “Lelio”? E “Enzo”? Sapevo delle loro monellerie, si raccontavano in famiglia. Elio e Renzo mi sono stati “maestri” nell’adolescenza, quando nei momenti della consegna dei pantaloni cuciti dalla mia mamma, aspettando che ne preparassero altri da cucire, si parlava di politica, di letture, di scrittori ,di vicende quotidiane, delle mie sortite sui concetti che andavo formandomi sulla vita; mi prestavano libri da leggere e avviluppavano i tessuti nei giornali del giorno prima, così a casa io li scorrevo e mi sforzavo di capire gli articoli; mi canzonavano per “svegliarmi” un poco, mi provocavano perché la mia permalosità di ragazzina andava superata senza dubbio. Gli ho voluto molto bene, erano i cugini grandi a cui riferirsi. Cosa posso dire di tuo papà se non che, anche in virtù della “conoscenza” postuma che mi viene dalla lettura del libro, mi dispiace molto di averlo conosciuto, in vita, così poco; la differenza di età ha creato un solco invalicabile. Lo ricordo, da sempre, al braccio della tua mamma, la carissima Franca, quando li incontravo, rare volte purtroppo, in via Maestra o in un negozio di Alba. La discrezione e il pudore hanno creato un velo che lasciava trapelare solamente la gentilezza e lo scambio affettuoso di notizie generiche. Certo la commozione di ora è anche la consapevolezza di una grandezza d’animo celata con così tanta delicatezza.Mi ha anche fatta ridere questo libro! Alcune delle vicende hanno provocato un vero e proprio sghignazzamento e se pensi che questo è capitato di notte, poiché io leggo soprattutto di notte (a volte nel cuore della notte, nel silenzio della casa, il mio compagno dormiente i sonni più profondi) , ho dovuto cercare di contenermi.E poi complimenti per la parte che riguarda la ricostruzione della ritirata e della prigionia. Sono passaggi che prendono tanto da non poter smettere di leggere. Grazie! Grazie per averlo scritto, grazie per avermi regalato questa parte sconosciuta di tuo papà, mio cugino, e di te. Scusa l’assenza alla presentazione per impegni precedenti. Un abbraccio e tanti auguri di ogni bene a te e alla tua famiglia.

nota da un lettore

SCRIVE UN AFFEZIONATO LETTORE, CHE RINGRAZIO:
Carissimo Dott. Asola, ho terminato da pochi giorni la lettura del suo bellissimo romanzo. Mi ha fatto ritornare ai tempi dei ricordi, mai sopiti, che mio padre mi rievocava delle sue 'avventure' giovanili in quei tempi difficili. Tante volte mi sono detto 'vorrei scrivere un libro' su queste esperienze umane. Lei l'ha fatto, splendidamente. (...)
Il libro l'ho cercato prima delle vacanze natalizie presso i negozi Feltrinelli che lo segnalavano negli scaffali, ma non si trovava più. L' ho fortunatamente trovato presso una bancarella dell' editore che si trovava in Piazza delle Erbe. Comunque lei sta facendo una ottima promozione, secondo me. E, mi creda, anche noi lettori. Una copia è finita negli USA come regalo a mio cognato :-). Vi sono descrizioni di situazioni e personaggi non solo belle, ma anche di assoluta simpatia. Un lavoro per trarne una sceneggiatura sarebbe quanto mai interessante. La ricchezza narrativa del romanzo ed il suo colore si presterebbero benissimo.
La ringrazio e la saluto con cordialità. nell' attesa di un suo prossimo impegno nararrativo :-)... A presto!

Recensione di Claudio Ozella a "Volevo vedere l'Africa" su "Il nostro tempo"

"(...) Asola è riuscito a riunire in una sintesi accattivante e scorrevole gli elementi migliori della saga familiare e del romanzo di formazione, sorretti da una scrittura appassionante che conduce il lettore dalla Langa all’Africa, dalle coste inglesi ai bassifondi di Marsiglia, investendolo con una ventata di colori, profumi, suoni, sentimenti, emozioni che, proprio grazie alla loro eterogeneità, compongono una struggente poesia-racconto che colpisce il cuore e la mente del lettore."
Claudio Ozella
http://www.ilnostrotempo.it/archiviopdf/2011/tempo_12/ILNTEMPO012G1K_015.pdf

Controluce, Anno XX, num. 4, pag. pag. 22 "Volevo vedere l'Africa", a cura di Susanna Dolci. Recensione al mio libro

Volevo vedere l’Africa
(Susanna Dolci) - È stato editato dalla casa edi-
trice piemontese, L’Araba Fenice Edizioni, nata
nel 1991 con lo scopo di “di far rinascere libri
importanti, ingiustamente dimenticati dall’edito-
ria di largo consumo”. È un volume elegante nel-
la grafica ed estremamente agile nella lettura,
nonostante la ben visibile corposità. Ricorda, al-
tresì, l’accuratezza dei testi di una volta che veni-
vano sfogliati con mano esile e delicata per non
arrecar loro danno alcuno. L’autore si chiama
Teresio Asola, classe 1960 in quel di Alba (tra
merci, venditori, contadini, nonni, nomi, cognomi
e memorie ormai perse nelle nebbie medievali),
laureato in lingue e manager aziendale. Nonché
padre di un’ottima famiglia, la sua,  in quel di Tori-
no. Ma più di tutti ed importante assai, scrittore di
bella penna e foglio, narratore della miglior tradi-
zione italiana ed italica che nulla ha da invidiare
alle letterature degli altri mondi ma da far loro,
invece ed assolutamente, invidia. Il titolo, Volevo
vedere l’Africa, prelude ed introduce al viaggio
“vero” di azioni e parole, con un protagonista “re-
ale” di respiri e gesti ma ed anche “viandante” in
un narrativo di norma ir-reale e di ampio respiro.
“Swing, cannoni, cammelli e musette. Storia di
un giovane, oltre il mare di Alboràn” che posson
bastare al lettore ma che non sono sufficienti a
rendere la fluidità della lettura e la profondità di
sentimento del protagonista che è, al contempo,
uno e più di uno ma anche nessuno ed insieme
tutti. Eternamente ascrivibile al tempo imperituro
della scrittura che passa, resta e corre già nell’al-
trove di un tempo indefinito nella sua indefinibilità.
Ed è così che il protagonista, Primo, ci rivolge da
una foto sbiadita d’oro luccicante uno sguardo
dai ritmi d’essenza impenetrabile. Di quell’essenza
di colui che sa perché ha visto, sentito, respirato,
toccato… Nei ritmi del tempo e delle epoche….
Un romanzo del romanzo e nel romanzo che
merita di essere letto perché “semplicemente” di
bella scrittura e narrazione. Il che non è poco,
assolutamente.

http://www.controluce.it/download/file/210-aprile-2011.htm

Dicono di "VOLEVO VEDERE L'AFRICA"

Donato Bosca: «Dobbiamo subito confessare che la scrittura di Teresio Asola cattura il lettore. E’ scorrevole, divertente, e possiede i cambi di marcia che solo le persone vocate a raccontare si possono permettere. Teresio Asola ci è stato segnalato da Danilo Manera e non avevamo dubbi sulle potenzialità della sua esperienza narrativa. (…) Volevo vedere l’Africa è un libro con il cambio automatico di serie, che si legge senza bisogno di spingere o di trovare strade in discesa.
Claudio Ozella: "(...) Asola è riuscito a riunire in una sintesi accattivante e scorrevole gli elementi migliori della saga familiare e del romanzo di formazione, sorretti da una scrittura appassionante che conduce il lettore dalla Langa all’Africa, dalle coste inglesi ai bassifondi di Marsiglia, investendolo con una ventata di colori, profumi, suoni, sentimenti, emozioni che, proprio grazie alla loro eterogeneità, compongono una struggente poesia-racconto che colpisce il cuore e la mente del lettore."
Susanna Dolci: (…) È un volume elegante nella grafica ed estremamente agile nella lettura, nonostante la ben visibile corposità. Ricorda, altresì, l’accuratezza dei testi di una volta che venivano sfogliati con mano esile e delicata per non arrecar loro danno alcuno.
Franco Piccinelli: «(…) piacevole narrazione, pregevole per la chiarezza, il senso del coinvolgimento tanto dell’io narrante quanto del lettore. Volevo vedere l’Africa ha un ottimo impianto procedurale, oltre tutto nella capacità di accostare la Storia alla Letteratura, scambievolmente come ci insegnavano nel vecchio, purtroppo ucciso liceo. Certo, per chi conosce il protagonista del romanzo e il suo autore, è facile rintracciare, reperire, quasi anagrammare, alcuni episodi minori in quanto paesani, li ricordo pur io (…).